Oltre a leggere la Strategia italiana per ridurre le emissioni di gas serra, Stefano Caserini l'ha sintetizzata per noi dummies da Climalteranti:
- Sarebbe il caso che, vista la loro rilevanza, le scelte e le azioni che sono delineate da questa strategia fossero oggetto di un grande dibattito, o almeno fossero spiegate all’opinione pubblica. Anche perché, oltre agli obiettivi al 2050, l’Unione Europea ha già adottato con il Green Deal europeo nuovi obiettivi al 2030 (almeno 55% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990).
Sarebbe il caso anche perché un certo "riformismo ambientalista rifiuta di far i conti con la realtà", scrivevano Stefano e Diego Tavazzi pochi giorni fa, a proposito di Chicco Testa e del suo Elogio della crescita felice. Contro l'integralismo ecologico. Come proclamato dal titolo, il libro è una versione italiana dell'"ottimismo razionale" di Matt Ridley, il visconte inglese negazionista che aveva fatto fallire la banca Northern Rock ereditata dal padre e da allora vive - nel lusso - grazie alle miniere di carbone sulle terre ereditate anch'esse.
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A proposito di crescita felice, l'economista Paolo Crosetto calcola quanti numeri speciali/anno vengono pubblicati dallo spennapolli MDPI per ciascuna delle 74 riviste con impact factor. Grazie anche a uno, due, tre "direttori" italiani (su 10) solerti nel reperire contribuenti, l'anno scorso Sustainability è arrivata al primo posto con ben 3.178:
D'altronde è noto università premiano la quantità, anche se scadente o truffaldina, quindi la clientela abbonda. Lo dimostra - se ancora servisse - la gloriosa carriera del matematico En-Bing Lin della Michigan Central University, narrata oggi da "Samuel Pickwick", un nettascienza reclutato da Leonid Schneider. (Spoiler: Lin frequentava anche la rivista Hadronics di Ruggero Santilli, dove il genio di Capracotta pubblica le proprie scoperte più sensazionali...)
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Ieri Paolo C. segnalava un articolo del Sole-24 Ore sul riscaldamento globale nel periodo 1880-2020 in base ai "dati Nasa", nel senso della serie GisTemp curata dal Goddard Institute for Space Studies (detto Giss)
- Partendo dal quadro generale dell’intero pianeta, si è passati dall’essere sotto di 0,16 gradi Fahrenheit nel 1880 per arrivare ad un valore di 1,02 gradi superiore al trentennio 1951-1980, per una un’escursione complessiva (calcolata fra la media dei valori mensili di primo ed ultimo anno) pari a quasi 1,2 che, convertiti in riferimento Celsius corrisponde circa a 0,7 gradi.
Strano, secondo la Nasa (e il Giss) corrisponde a "1,02 °C - 1,84 °F" e addirittura a 2,1 °F nel "cruscotto" della homepage.
La Nasa ha un sito dedicato al clima, adesso che Gavin Schmidt coordina la comunicazione in materia dell'intera agenzia. Sono appena usciti i dati sull'innalzamento del livello del mare: + 3,3 mm/annui (in media globale) tra il 1990 e il 2020, l'accelerazione ormai è innegabile.
Forse l'ottimista razionale sono io?
Ricordavo a Paolo C. che per alcuni "uomini di scienza" italiani, il riscaldamento globale si è fermato nel 1999 come "previsto", per esempio, dal modello climastrologico pubblicato da Craig Loehle e Nicola Scafetta, e poi da Scafetta senza Loehle nel 2011. L'affidabilità del modello è stata elogiata di recente su un blog statunitense molto copiato dai negaioli italiani, e Dikran Marsupial ne ha approfittato per aggiornarne le "previsioni empiriche" della temperatura globale e confrontarle con le misure della serie HadCrut:
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Crescita infelice (per donne e uomini di scienza o meno)
Per Ong. Su Nature Climate Change di marzo Jacqueline Lau e altre ricercatrici australiane hanno pubblicato una bella rassegna degli studi su disuguaglianza di genere, stereotipi maschili e femminili ecc. che influiscono negativamente sugli interventi per affrontare la crisi. Aggiungevano anche suggerimenti per migliorare la triste situazione. Da venerdì scorso è in open access per circa 3 settimane.
C'è anche un buon sunto divulgativo su The Conversation, ma è privo di bibliografia.
A proposito di sostenibilità e cambiamenti ambiento-climatici nel Pacifico centrorientale, anche questo paper di Jacqueline Lau et al. è in open access. Mica c'è bisogno di spennare i contribuenti...